Concordato fiscale, spunta il condono per gli autonomi che aderiscono

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Governo pronto a tutto pur di far decollare il Concordato preventivo. I 4,5 milioni di lavoratori autonomi chiamati a siglare un patto con il fisco (ci si mette d’accordo con lo Stato sulle imposte da pagare nel biennio successivo riconoscendo però somme superiori rispetto alle dichiarazioni precedenti) non sembrano molto attratti dal meccanismo. Che, tra l’altro, mette il contribuente al riparo da accertamenti futuri e consente di trattenere senza alcuna imposizione tributaria gli eventuali guadagni extra. C’è tempo fino al 31 ottobre per aderire ma, a quanto pare, appena il 5 per cento della potenziale platea si è messa in regola. Così, per cercare di raggiungere i 2,5 miliardi di incasso previsti, l’esecutivo si prepara a mettere sul tavolo un altro condono, anche a costo di rinunciare ai controlli futuri e a introiti più elevati.

 

 

In cosa consiste questa sanatoria ?

 

Chi firmerà l’accordo con le Entrate aderendo al concordato biennale preventivo avrà un bonus: potrà infatti regolarizzare i mancati versamenti per gli anni dal 2018 al 2023 pagando un’imposta sostitutiva calcolata in base al punteggio di affidabilità fiscale e, altro regalo, su un imponibile ridotto. La base imponibile sarebbe infatti costituita da una percentuale della differenza tra il reddito già dichiarato e l’incremento svelato ex post tramite concordato: il 5% per chi ha un Indice di affidabilità fiscale pari a 10 (il più elevato), il 10% per chi naviga tra 8 e 10 ed è quindi ritenuto “affidabile” dalle Entrate, il 20% in caso di Isa “pari o superiore a 6 e inferiore a 8”, il 30% per Isa tra 4 e 6, il 40 se l’Isa è tra e 4, il 50% se si ferma sotto il 3. Sulla cifra che risulta dall’applicazione della percentuale, la partita Iva sarebbe poi chiamata a versare al fisco per ogni annualità una “imposta sostitutiva”, con aliquota del 10% se quell’anno ha ricevuto un voto Isa che lo inserisce tra gli affidabili, del 12% se il punteggio è stato pari o superiore a 6 ma inferiore a 8 e del 15% in caso di affidabilità fiscale sotto il 6. Non solo: per tener conto dei danni causati dal Covid, per i soli periodi di imposta 2020 e 2021, l’imposta sostitutiva verrebbe anche diminuita del 30 per cento.

 

 

Benefici

 

Enormi i vantaggi per chi si autodenuncia: una partita Iva che abbia dichiarato 40mila euro ricevendo un voto Isa pari a 5, insufficiente, e intenda mettersi in regola riconoscendo di aver in realtà incassato 20mila euro in più, potrà sistemare le cose pagando il 15% su 6mila euro (30% di 20mila). In pratica con il versamento di 900 euro si metterebbe una pietra tombale su 20 mila euro di evasione fiscale. Chi aderisce sarebbe chiamato alla cassa “in un’unica soluzione entro il 31 marzo 2025“. Chi regolarizza il periodo di imposta più lontano, il 2018, dovrebbe pagare ancora prima, entro il 30 novembre 2024. Ma c’è, ovviamente, anche la strada della immancabile rateizzazione: 24 tranche mensili a un interesse del 2%. Chi non paga dopo la prima tranche decadrebbe dal beneficio e vedrebbe però iscrivere a ruolo gli importi ancora dovuti più sanzioni e interessi.

 

 

Gli altri incentivi

 

A inizio estate l’esecutivo, per accelerare le adesioni, ha introdotto una tassazione flat sul reddito incrementale concordato rispetto a quanto dichiarato l’anno precedente all’ingresso nel nuovo regime. In pratica, per chi aderisce, è prevista un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e relative addizionali da applicare in base alle “pagelle” di affidabilità. Un’ottima occasione per le partite Iva: ok infatti ad una aliquota del 10% per i contribuenti più ‘virtuosi’ fiscalmente, cioè con punteggio Isa (indici di affidabilità fiscale) da 8 a 10, del 12% per i soggetti con voto tra il 6 e l’8 e del 15% per i soggetti meno affidabili, con voto inferiore a 6. In pratica chi si redime e concorda con il fisco di pagare 10 euro in più dell’anno precedente subirebbe un prelievo di un solo euro sul “dichiarato aggiuntivo” invece di essere sottoposto alle aliquote ordinarie dell’Irpef.

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