Il peso delle parole nel rispetto delle persone

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Comunicato stampa n. 47/2024 del 23 novembre

 

L’incontro di Donne Impresa Confartigianato Belluno per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

 

 

Anche le parole fanno male. Confartigianato Imprese Belluno con il suo Gruppo Donne Impresa, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, si è soffermata proprio sull’importanza di saper comunicare, organizzando venerdì 22 novembre un partecipato convegno nella propria sede di piazzale Resistenza a Belluno.

 

Focalizzandosi sull’ambiente lavorativo – anche se evidentemente la questione riguarda ogni ambito della vita – è evidente che troppo spesso l’uso di un linguaggio limitato e stereotipato perpetui pregiudizi dannosi e impedisca a molte persone di sentirsi rappresentate, rispettate e valorizzate, con gravi conseguenze anche sul clima e sulla produttività aziendale.

 

“In occasione di questa giornata di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne – ha detto Roberta De Salvador, presidente Gruppo Donne Impresa di Confartigianato Imprese Belluno – abbiamo ritenuto di fondamentale importanza focalizzarci sull’aspetto comunicativo di tale violenza, estendendo il focus anche alle difficoltà nelle relazioni tra le diverse generazioni, con l’obiettivo di fornire uno strumento importante a tutti gli associati (di qualsiasi genere ed età), sapendo che la buona gestione della propria impresa passa anche attraverso una comunicazione efficace, efficiente e rispettosa”.

 

Interessante e seguita la relazione della dottoressa Margot Deliperi, formatrice e manager, esperta in ambito comunicativo, che partendo dalla consapevolezza dell’”unicità di ogni persona per una combinazione irripetibile di fattori” ha ribadito come “la comunicazione debba perciò essere inclusiva, con linguaggi, non solo parole, che rispettino la lettura della realtà con gli occhi della persona che ci sta di fronte”.

 

“Stereotipi e pregiudizi – ha sottolineato Margot Delipieri – permeano la nostra vita quotidiana e spesso diventano meccanismi automatici. Pensiamo al CEO di una grande azienda: è un uomo? Pensiamo a una persona che piange in ufficio: è una donna? Pensiamo a un genitore che esce dal lavoro per prendere i figli a scuola: è una donna? Pensiamo ad una persona in una importante riunione: è un uomo?”. Ma si potrebbero anche aggiungere altri esempi. Pensiamo alla parola “governante”: se è un uomo è un ministro, se è una donna è una donna di servizio.

 

“Pur nella consapevolezza che c’è un lungo percorso da compiere – ha continuato Margot Delipieri – bisogna riflettere su cosa ognuno di noi potrebbe fare per contribuire al superamento delle gabbie, che creano una doppia segregazione di genere (pensiamo ad esempio allo stereotipo che le donne vanno protette perché fragili e che gli uomini devono essere forti e non piangere mai). L’esercizio che dobbiamo sforzarci di fare è di mettere la persona al centro, prima dell’aggettivo che la qualifica, chiedendo, quando siamo nel dubbio, quale espressione preferisca”.

 

Molti gli esempi portati nel corso della serata, con stereotipi che riguardano non solo donne e uomini, ma anche giovani e anziani. “Un cambio di prospettiva va fatto anche su stereotipi e pregiudizi legati alle generazioni (per esempio rispetto alla proverbiale poca voglia di lavorare o all’impegno dei giovani, o alla presunta resistenza al cambiamento degli anziani): va necessariamente trovato un punto d’incontro attraverso il dialogo e l’uscita dal proprio personale punto di vista, aprendosi alla prospettiva dell’altro”.

 

“Credo che il contributo dato dal Gruppo Donne Impresa con questo momento di riflessione – ha commentato Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Imprese Belluno al termine della serata – sia stato prezioso, perché ha potuto dare ai nostri imprenditori e imprenditrici lo stimolo ad un approccio inclusivo dentro e fuori l’azienda”.

 

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